Archivio generale arcivescovile di Bologna
Progetto “Fragmentarium”
A cura di Roberta Napoletano (Codice DOI)
La collezione digitale
I “frammenti di riuso” sono porzioni più o meno ridotte di pergamena provenienti da unità codicologiche (codice, registro, semplice fascicolo o documento sciolto) ritenute per qualche motivo non più utili, interessanti o leggibili e perciò smembrate e poi riutilizzate – diremmo oggi riciclate – nei modi più svariati, spesso come materiale povero di legatoria e per rivestire nuovi libri: i bifogli, o le singole carte, venivano reimpiegati come coperte o rivestimenti esterni per altri codici o registri di varia natura; talvolta poteva trattarsi anche di semplici lacerti usati come dorsi, rattoppi o rinforzi di rilegatura.
Le ricerche condotte negli ultimi anni su materiale di reimpiego, in Italia e soprattutto all’estero, hanno chiaramente dimostrato lo straordinario valore storico e culturale di tali testimonianze, sebbene frammentarie, per gli studi di paleografia, filologia, diplomatica, storia della miniatura, storia della musica e della liturgia ecc. Si tratta di fonti spesso preziosissime sia se considerate singolarmente, perché in grado di restituirci talvolta attestazioni di opere e testi rari o altrimenti perduti, tramandando miniature uniche e preziose, colmando talvolta lacune nella tradizione dei testi, sia se analizzate attraverso lo spoglio sistematico di interi corpora di frammenti, che consente di riflettere meglio sui processi di selezione culturale e di “scarto archivistico” ante litteram messi in atto nel passato e inoltre sulle riconnesse pratiche di riuso di materiale scrittorio obsoleto.
Il progetto scientifico
L’Archivio generale arcivescovile di Bologna custodisce tra i suoi ricchi fondi archivistici numerosi frammenti in situ non restaurati, ossia che svolgono tutt’oggi la loro funzione di riuso. Dal 2015 è stato avviato un progetto di censimento sistematico, catalogazione, digitalizzazione e valorizzazione di tali testimonianze, promosso dalla prof.ssa Maddalena Modesti e dal Centro RAM - Ricerche e Analisi Manoscritti del Dipartimento di Filologia classica e Italianistica dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna in collaborazione con l’Archivio e l’Arcidiocesi di Bologna. Da questo spoglio, tuttora in corso, sono emersi oltre 600 frammenti estremamente eterogenei tra loro per contenuti testuali, tipologie di scrittura e decorazioni, databili tra l’XI e il XVII secolo: circa sei secoli di storia in cui sono stati “riciclati” testi manoscritti provenienti da codici liturgici, teologici, filosofici, letterari, medici, scientifici e documentari, che rappresentano nuove preziose testimonianze della letteratura, della scrittura e dell’arte medievale e della prima età.
Grazie alla sinergia instauratasi tra l’Archivio arcivescovile e l’Università di Bologna, la catalogazione dei frammenti, unita alle loro digitalizzazioni, è confluita anche nel portale Fragmentarium – International Digital Research Lab for Medieval Manuscript Fragments, il più importante database open access dedicato alla catalogazione digitale delle fonti frammentarie manoscritte.
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