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Università degli studi di Modena e Reggio Emilia


Erbario secco

A cura di Emiro Endrighi, Giovanna Barbieri e Daniele Bertoni (Codice DOI)

 

La collezione digitale

Le collezioni di exsiccata preservate negli erbari dell’Orto botanico dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia rappresentano un patrimonio storico di grande interesse scientifico, che comprende decine di migliaia di campioni di piante a fiore, felci, muschi, funghi, alghe, licheni, raccolti in natura o provenienti da acquisti e scambi con altre Istituzioni italiane ed estere.

Nell’erbario storico generale le accessioni sono intercalate in ordine tassonomico, cioè i campioni, riuniti all’interno di pacchi, sono accorpati in base alla categoria sistematica d’appartenenza e non secondo i diversi raccoglitori. I pacchi contengono un numero variabile di fogli, e su ciascun foglio possono essere spillati uno o più reperti. Ogni exiccatum è accompagnato da apposita etichetta, che contiene il binomio latino della specie, data e località di raccolta, il nome del raccoglitore (Legit) e dell’autore della determinazione (Determinavit).

Gli erbari sono strumenti insostituibili per ricerche botaniche di carattere sistematico, fitogeografico, ecologico e costituiscono l’unica sede scientificamente riconosciuta quale deposito di campioni d’entità vegetali descritte per la prima volta (Typi) e ai quali fare riferimento per la determinazione d’individui ritenuti della stessa specie. I campioni d’erbario, se preparati e conservati in modo opportuno, non perdono i caratteri diagnostici fondamentali, indispensabili per l’analisi morfologica, strutturale e anatomica.

L’erbario costituisce uno strumento indispensabile per approfondire le conoscenze floristiche dei territori di provenienza dei campioni, e in particolare di quello locale. Sono infatti conservate in questo erbario tutte le raccolte relative al territorio modenese (basti citare il corpus delle migliaia campioni di Gibelli, Pirotta, Mori, che sono la testimonianza della flora dell’Alto Appennino settentrionale). Questi reperti, insieme con quelli più recenti collezionati in relazione a studi specifici, costituiscono la base indispensabile a tutte le ipotesi di programmazione e interventi sul territorio.

Numerosi itinerari, effettuati da esploratori e scienziati in spedizioni scientifiche, possono essere ricostruiti attraverso l’esame delle collezioni in cui sono indicate la data e la località di raccolta. All’erbario appartiene, ad esempio, una cospicua porzione delle raccolte (includenti typi) di Emilio Chiovenda (direttore dell’Orto botanico modenese dal 1929 al 1935) relative alle flore dell’Eritrea, della Somalia e del Katanga, e la cospicua messe di esemplari della flora egeica e del Mediterraneo orientale raccolti e donati da Antonio Vaccari. Tra gli altri donatori, si ricordano Mattirolo, Penzig, Pirotta, Ferrari, Béguinot, Sommier, Goiran.

 

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