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Archivio storico diocesano di Ravenna-Cervia


Diplomatico

A cura di Edoardo Manarini (Codice DOI)

 

La collezione digitale

L’antico Archivio arcivescovile di Ravenna (ora Archivio storico diocesano di Ravenna-Cervia) conserva documentazione senza soluzione di continuità dal secolo V sino all’età contemporanea, caratteristica che lo rende il più antico archivio del mondo occidentale. La grande maggioranza dei papiri qui anticamente conservati si trova, tuttavia, in numerosi archivi e biblioteche d’Europa e d’America, a causa delle dispersioni favorite dal mercato antiquario e dalla ricerca erudita di epoca moderna.

Le origini dell’archivio sono espressamente attestate in citazioni documentarie del secolo IX, ma devono essere collocate ancora più indietro nel tempo proprio per la straordinaria mole documentaria conservatasi fino a oggi, in papiro dal 445-446 al secolo IX e in pergamena a partire dal 783. Questa documentazione fu prodotta nell’ambito delle due curie dei notai arcivescovili e dei tabellioni cittadini, della cui costituzione si ha notizia fin dai primi decenni del secolo VI.

Attualmente, l’archivio conserva 5 papiri (557-819), mentre le pergamene raggiungono complessivamente le 13.000 unità circa, disposte su un arco cronologico che copre gli anni 783-1972. Di queste, una larga parte risale al periodo alto e pieno medievale e raccoglie documenti pontifici, diretti ai presuli e ai monasteri ravennati, e soprattutto numerose carte di enfiteusi, attraverso le quali gli arcivescovi di Ravenna amministravano il loro ingentissimo patrimonio fondiario.

 

Il progetto scientifico

La campagna di digitalizzazione, che è ancora in corso e interesserà progressivamente l’intero gruppo di pergamene medievali, segue l’attuale organizzazione archivistica della documentazione, vale a dire per cassetti consecutivi a partire dal primo.

Poiché si tratta di documentazione sostanzialmente inedita, le poche pergamene edite in edizioni settecentesche oppure in opere scientifiche moderne sono corredate del rimando bibliografico all’edizione di riferimento nel campo “Note libere”.

 

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