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Fondazione Cariparma


Donazione Renato Bruson

A cura dell’Ufficio Collezioni d’Arte di Fondazione Cariparma, responsabile Francesca Magri

 

La collezione digitale

Il 28 maggio 2014 un atto notarile controfirmato dalle parti ha sancito l’avvenuta donazione, da parte del celebre baritono Renato Bruson, della collezione d’arte di sua proprietà a Fondazione Cariparma.

La cospicua raccolta, interamente digitalizzata, si compone di 71 opere dei più importanti pittori dell’Ottocento Italiano. Essa è il frutto di una ricerca appassionata e rispecchia con evidenza la personalità e le predilezioni del suo fautore, uno dei più grandi protagonisti della scena lirica internazionale.

Il nome dominante è quello di Giovanni Boldini, di gran lunga il più rappresentato con magnifici oli, pastelli, acquarelli e disegni, tali da restituirne il virtuosismo e la versatilità. Il pittore ferrarese naturalizzato a Parigi è d’altra parte caro a Bruson anche per la sua nota passione per la musica, la danza, il bel canto e il suo tributo pittorico a Verdi, immortalato in due ritratti divenuti icone del Maestro.

L’origine veneta di Bruson lo porta inoltre a circondarsi di opere di pittori veneziani come Ettore Tito, presente con un capolavoro, l’incantevole ritratto di donna intitolato Azzurri, Alessandro Zezzos e in particolare Guglielmo e Beppe Ciardi, rappresentati da paesaggi e malinconiche vedute della laguna, che ritornano commoventi nelle tele del meno noto Pietro Galter e in quelle del grande Pietro Fragiacomo.

A confermare la vivacità e la curiosità del collezionista è presente, nella sua fase ancora naturalista, uno dei grandi maestri del simbolismo come Giovanni Segantini, documentato da una giovanile natura morta pervasa dalla sommessa poesia che spira dalle cose appartenenti alla vita quotidiana.

Fra i meriti della collezione vi è quello di una squisita coerenza dimostrata nel comporre nuclei omogenei di “scuole”, oltre a quella veneta, è presente anche la scuola toscana dei macchiaioli con opere che, per quantità e qualità, vanno a integrare in modo rilevante il panorama figurativo di una grande stagione artistica italiana. Alcuni soggetti militari di Giuseppe Fattori, interprete mai scontato dell’epopea risorgimentale, le delicatissime tavolette di Silvestro Lega e di Odoardo Borrani, l’intrigante Ritratto di fanciulla di Telemaco Signorini ben documentano le istanze del movimento macchiaiolo: la ricerca del dato naturale fuori dall’Accademia, la scelta polemica della campagna come ispiratrice di una moderna pittura che, rifiutando le convenzioni, privilegiasse l’ispirazione “dal vero”, uno stile sintetico dipendente dal canone della “macchia”, disinvolto e rapido, mai costretto in regole prefissate.

I dipinti di Niccolò Cannicci, di Eugenio Cecconi, di Angelo Tommasi dimostrano a loro volta come, a partire dagli anni Settanta dell’Ottocento, lo studio della natura sollecitasse l’osservazione e la trasfigurazione lirica della vita contadina senza tralasciare i temi della marginalità e della fatica, non diversamente da quanto avveniva, intorno negli stessi anni, nella poesia di Giosuè Carducci e di Giocanni Pascoli. Con i quadri di Ulvi Liegi, di Mario Puccini e di un giovane Armando Spadini la “serie” si chiude nel segno di aperture sperimentali verso il post-impressionismo e, nel caso delle nature morte di Giovanni Bartolena, verso la sintesi formale e cromatica che i toscani coglievano nella pittura di Paul Cézanne.

 

Il progetto scientifico

La metadatazione delle opere è stata condotta sulla scorta del catalogo a stampa della mostra di presentazione della donazione curato da Giovanni Godi, Fernando Mazzocca, Corrado Mingardi e Carlo Sisi (La Collezione Renato Bruson. Boldini, Fattori, Lega, Segantini, Signorini e i vedutisti veneti dell’Ottocento, Parma, Grafiche Step editore, 2014).

Per ulteriori dettagli sulle opere della Donazione Renato Bruson si veda il catalogo digitale della Fondazione Cariparma.

 

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